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La nanomedicina, sciLa nanomedicina, scienza nata recentemente, si pone tra la ricerca biomedica e le nanotecnologie, utilizzate per migliorare la qualità di vita e la salute delle persone. Le nanotecnologie fanno uso di materiali che, per le loro dimensioni, acquisiscono proprietà diverse da quelle possedute dagli stessi materiali in scala maggiore.
Viste le loro proprietà e la loro dimensione, che le rende adatte all’interazione con le molecole del nostro corpo, sono state sviluppate nanotecnologie nell’ambito della diagnostica, del trattamento e del follow-up di differenti patologie tra le quali il cancro, le malattie cardiovascolari, neurodegenerative, infettive e muscoloscheletriche. Alcune di queste nanomedicine fanno già parte delle terapie utilizzate per curare i pazienti, altre sono in fase di studio e progettazione.
La nanomedicina e il cancro
Nonostante i continui progressi della ricerca, il cancro rimane ancora una sfida aperta. La nanomedicina ha fornito nuove possibilità di diagnosi, imaging e terapia più efficienti rispetto ai farmaci tradizionali.
Nel trattamento dei tumori è fondamentale effettuare una diagnosi precoce e attendibile. È poi molto importante avere una mappatura accurata del tumore. Per ottenere ciò, viene impiegato l’imaging a risonanza magnetica con nanoparticelle di ossido di ferro ricoperte con particolari molecole, in grado di riconoscere e attaccarsi alle cellule del cancro.
Infine, le nanoparticelle sono impiegate in modo diretto anche nella terapia antitumorale per trasportare un farmaco chemioterapico alle sole cellule tumorali, riducendo la tossicità e aumentando l’efficacia della cura.
La nanomedicina e l’aterosclerosi
Gli studi in nanomedicina si focalizzano molto anche sulla medicina cardiovascolare. L’aterosclerosi è una malattia infiammatoria cronica che causa la formazione di placche aterosclerotiche all’interno delle arterie. Può avere gravi conseguenze, tra cui l’infarto. Una diagnosi e una cura precoce dell’aterosclerosi sono pertanto fondamentali per intervenire tempestivamente.
Per quanto riguarda la diagnosi, sono state messe a punto nanoparticelle in grado individuare alcune caratteristiche patologiche dell’aterosclerosi, come l’infiammazione e la trombosi. Queste particelle permettono la visualizzazione della loro posizione all’interno dell’organismo attraverso tecnologie che fanno uso di fluorescenza, radioattività o magnetismo.
Recentemente sono state sviluppate anche delle nanostrutture utilizzabili come stent nelle arterie compromesse, con caratteristiche simili alle cellule che compongono i vasi sanguigni nel nostro corpo. In futuro, si pensa di realizzare nanomedicine in grado di rilevare le placche e di trattarle al tempo stesso.
Nanomedicine e diabete
Dato il continuo aumento del numero di persone che, soprattutto in giovane età, soffrono di diabete, i ricercatori hanno moltiplicato i loro sforzi in cerca di metodi di somministrazione dell’insulina meno invasivi della siringa.
Al momento è in studio l’insulina sotto forma di nanoparticelle da somministrare attraverso il naso, o nei polmoni, con uno spray o ancora tramite pastiglie. Si cercheranno di sviluppare anche sistemi di monitoraggio del livello di glucosio nel sangue, e nanomedicine che possano aumentare la tollerabilità dell’organismo verso le isole pancreatiche trapiantate nei pazienti con diabete mellito di tipo 1.
Nanomedicine e Alzheimer
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da progressiva perdita di memoria attualmente diagnosticata in più di 30 milioni di persone in tutto il mondo.
I farmaci oggi disponibili non sono in grado di bloccare la progressione della malattia, ma hanno una funzione più palliativa: migliorano le funzioni cognitive e i sintomi.
Oltretutto, l’Alzheimer è una patologia difficoltosa da diagnosticare precocemente, poiché i primi sintomi si verificano molto tempo dopo l’insorgenza dei cambiamenti microscopici nel cervello.
Tutte queste premesse mettono in luce il bisogno di sviluppare nuovi farmaci e tecnologie in grado di curare e diagnosticare l’Alzheimer con maggior efficacia.
Tra le varie alternative che gli scienziati stanno vagliando, le nanomedicine hanno un posto privilegiato. Sono state sintetizzate nanoparticelle in grado di attraversare la barriera ematoencefalica, ovvero una barriera creata dalle cellule che circondano i vasi sanguigni bloccando il passaggio delle sostanze tossiche all’encefalo, permettendo il trasporto dei farmaci convenzionali. La quantità di farmaco che perviene al sito d’interesse però non raggiunge il livello ottimale; per tale motivo in futuro si potrebbero creare nanoparticelle che passino la barriera ematoencefalica e siano capaci di dirigersi verso un bersaglio specifico.
Gli impieghi in medicina delle nanotecnologie non si esauriscono alle patologie citate. Vengono studiate, ad esempio, per la cura delle infezioni, dell’artrite e di malattie a livello oculare.
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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