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La sperimentazione sugli animali |
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Tappa fondamentale e obbligatoria nel processo di ricerca e sviluppo dei farmaci, la sperimentazione sugli animali è soggetta a norme che ne limitano l’uso allo stretto necessario.
La sperimentazione sugli animali è fondamentale, in quanto non esistono ancora metodologie alternative in grado di sostituire completamente le prove eseguite sugli animali, che sono diversi dall’uomo, ma che con l’uomo hanno in comune organi, apparati e mediatori chimici; è inoltre obbligatoria, perché le attuali normative internazionali e nazionali, che governano la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti farmaceutici destinati sia all’uso umano sia a quello animale, impongono l’effettuazione di questi test prima di procedere alle prove cliniche sull’uomo. La maggiore difficoltà in cui incorre chi cerca un modello alternativo (colture cellulari, tessuti) è l’impossibilità di ricreare in laboratorio l’intreccio complesso di relazioni tra organi e mediatori chimici tipico di un organismo intero. Qualsiasi impresa del farmaco, o qualsiasi ricercatore pubblico o privato, che voglia sviluppare un nuovo prodotto medicinale non può fare a meno di realizzare una fase sperimentale preclinica, basata cioè sullo studio degli effetti del potenziale farmaco sull’animale.
La sperimentazione sugli animali in Italia e in Europa è soggetta a leggi che tutelano il diritto degli animali a non essere sottoposti a sofferenze, e ormai da molti anni sono stati standardizzati a livello internazionale non solo la tipologia, ma anche il metodo con cui vengono condotti tali esperimenti. Le procedure che vengono seguite sono quelle previste dalle norme di Buona Pratica di Laboratorio (Good Laboratory Practices – GLP) e servono a tutelare sia gli animali utilizzati sia la riproducibilità delle prove stesse. Inoltre, ci sono norme che consentono l’uso di animali solo se e quando è strettamente necessario, cioè quando i test non possono essere fatti con simulazioni al computer, su colture cellulari o tessuti oppure non fanno già parte di conoscenze acquisite con sperimentazioni su animali già fatte in precedenza, che quindi sarebbe inutile e dannoso (per gli animali) ripetere.
La comunità scientifica e le imprese del farmaco sono pienamente concordi sull’obiettivo di ridurre il numero di animali da utilizzare per la ricerca, sviluppando ulteriori metodi complementari e alternativi; d’altra parte, sono consapevoli che impedire la conduzione di studi sugli animali significherebbe bloccare il procedere della ricerca scientifica.
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