| Che cosa sono le ovaie?
Sono due piccole ghiandole delle dimensioni di 3,5 cm., localizzate nella parte inferiore dell'addome (pelvi), su entrambi i lati dell’utero. La loro funzione è duplice e consiste nella produzione di ormoni sessuali (estrogeni e progesterone) e ovociti (o cellule uovo) che rappresentano le cellule riproduttive femminili. Ogni mese, quando la donna è fertile e non in stato di gravidanza, le ovaie producono una cellula uovo che si muove verso l’utero attraverso le tube di Falloppio (condotti a forma di imbuto che collegano l’ovaio all’utero) per l’eventuale fecondazione.
Il tumore dell’ovaio deriva dalla moltiplicazione incontrollata dei diversi tipi di cellule di cui l’organo è costituito: oltre l’80% dei tumori di questo tipo origina dalle cellule epiteliali (che hanno funzione di rivestimento), mentre il rimanente 20% può originare da cellule germinali (destinate alla produzione della cellula uovo) e stromali (che hanno funzione di sostegno). Pertanto, in base all’origine cellulare, si distinguono tre diverse tipologie di tumori dell'ovaio, epiteliali, delle cellule germinali e stromali.
Le ovaie possono anche essere sede di metastasi di altri tumori, più frequentemente della mammella e carcinomi dell'apparato gastrointestinale.
Quali sono i fattori di rischio?
Si stima che circa il 10% dei tumori ovarici sia causato da mutazioni ricorrenti a livello di alcuni geni (BRCA1 e BRCA2). Un altro fattore di rischio è l’età: la maggior parte dei tumori dell’ovaio si verifica infatti dopo la menopausa (in donne di età superiore ai 63 anni). Inoltre, le pazienti in menopausa sottoposte a terapia ormonale sostitutiva a base di soli estrogeni per cinque anni o più, sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare tale patologia. Tra le cause associate a questo tumore sono inclusi anche un menarca (ovvero la prima mestruazione) precoce, una menopausa tardiva, e una storia familiare di tumori della mammella o dell’ovaio. Secondo alcuni studi l’uso prolungato di talco sulla zona genitale può determinare un lieve aumento del rischio di carcinoma ovarico; la causa sembrerebbe essere collegata all'amianto contenuto nella polvere.
Le gravidanze, l’allattamento al seno e l’uso di pillole anticoncezionali a base di estroprogestinici contribuiscono invece a diminuire il rischio di sviluppare tumore dell’ovaio, così come anche una dieta povera di grassi.
Quant’è frequente?
È la seconda neoplasia ginecologica maligna più diagnosticata e quella con più alto tasso di mortalità. Colpisce più frequentemente le donne in età avanzata, con un picco di incidenza tra i 50 e i 65 anni di età, per poi decrescere. Rappresenta il 5% dei tumori femminili in Europa, con una frequenza maggiore tra la popolazione caucasica, nel Nord Europa e negli USA; meno frequente in Asia, Africa e Sudamerica. In Italia ne sono colpite circa 4.000 donne ogni anno (18 casi ogni 100.000 abitanti).
Quali sono i sintomi?
Nella fase iniziale è quasi sempre asintomatico. Per tale motivo nel 70% dei casi la diagnosi viene posta quando la patologia è in una fase avanzata, cioè quando il tumore si è già diffuso alle strutture circostanti (pelvi e organi addominali).
Il tumore precoce dell’ovaio tende a determinare sintomi non specifici, che possono includere gonfiore, dolore o pressione addominale, sintomi a carico dell’omento (la membrana che ricopre gli organi che si trovano nelle cavità addominale e pelvica), difficoltà nel deglutire, sensazione di sazietà precoce, bisogno frequente di urinare e difficoltà a evacuare. Altri sintomi possono includere anomalie nel ciclo mestruale, stipsi, aerofagia, indigestione, inappetenza, nausea e vomito, mal di schiena ingravescente, vago fastidio all’addome inferiore, aumento o perdita di peso, sanguinamento vaginale.
Come viene diagnosticato?
La prima procedura diagnostica per il tumore dell’ovaio è l’esame pelvico, una visita ginecologica che prevede la palpazione dell’addome. Questa procedura tiene conto di alcuni fattori importanti, quali la consistenza e le dimensioni delle ovaie che variano a seconda dell’età: in menopausa l’ovaio riduce gradualmente le sue dimensioni a circa la metà (da 3,5 cm a meno di 2 cm). Per questo motivo, nel caso di una donna in menopausa con un ovaio palpabile, è possibile sospettare la presenza di tumore. In caso di sospetta diagnosi è necessario ricorrere all’ecografia, una tecnica radiologica che sfrutta gli ultrasuoni. Essa è spesso associata al dosaggio di marcatori tumorali nel sangue (sostanze prodotte dal tumore correlate con la crescita tumorale o prodotte dall'organismo in risposta a un tumore). Altre tecniche diagnostiche comprendono la TAC (tomografia assiale computerizzata) e la risonanza magnetica nucleare (RMN) che valutano la diffusione tumorale e la presenza di eventuali metastasi all’addome.
Altri test utili per la diagnosi includono laparoscopia e biopsia.
La laparoscopia è una tecnica che, grazie a uno strumento ottico chiamato laparoscopio (un tubo sottile collegato a una telecamera) inserito attraverso piccole incisioni nel basso ventre, consente di visualizzare l’interno dell’addome e di fotografare le ovaie e gli altri organi pelvici. La biopsia consiste nel prelievo, mediante un ago sottile inserito nell’addome, di un campione di tessuto analizzato al microscopio per verificare la presenza di eventuali cellule tumorali. Questa tecnica viene solitamente eseguita durante una laparoscopia o dopo un intervento chirurgico.
Come viene curato?
L’intervento chirurgico rappresenta la principale opzione terapeutica. L’entità di tale intervento dipende dallo stadio in cui si trova la malattia: per esempio, nel caso di una giovane donna in età fertile con tumore dell’ovaio diagnosticato in fase precoce si cerca di rimuovere tale tumore preservando entrambe le ovaie e l’utero. I casi più avanzati richiedono l’asportazione di entrambe le ovaie e delle tube di Falloppio (annessiectomia), dell'utero (isterectomia) e dell’omento (omentectomia).
L’intervento chirurgico non garantisce tuttavia che il tumore non si possa ripresentare; per tale motivo spesso alla chirurgia viene associata la chemioterapia, che si avvale dell’uso di farmaci che agiscono bloccando il meccanismo di divisione cellulare portando così a morte la cellula tumorale. I farmaci chemioterapici vengono solitamente somministrati per via endovenosa o per via orale. Questo trattamento è particolarmente utile quando il tumore si è diffuso in altri distretti del corpo.
Per questa patologia i ricercatori stanno studiando nuove terapie, tra cui quelle a bersaglio molecolare, che hanno un’azione mirata su processi cellulari responsabili dello sviluppo del tumore stesso.
È possibile prevenire il tumore dell’ovaio?
La conoscenza dei possibili fattori di rischio può contribuire solo in parte alla prevenzione di questo tumore; numerosi studi hanno tuttavia dimostrato che periodiche visite ginecologiche possono favorire la diagnosi precoce. Esami per identificare la presenza del marcatore CA 125 possono essere utili per monitorare eventuali recidive (ripresa di malattia). Come già detto, inoltre, le gravidanze, l’allattamento al seno, una dieta povera di grassi e l’uso di pillole anticoncezionali a base di estroprogestinici contribuiscono a diminuire il rischio.
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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