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Cosa è?
La calcolosi renale, denominata anche nefrolitiasi, è una patologia
causata dalla deposizione di calcoli nelle vie urinarie. I calcoli sono
depositi, di dimensione variabile e consistenza dura, che si formano a
causa della precipitazione e aggregazione di sali minerali (ossalati,
fosfati, urati di calcio) o di acido urico, presenti nelle urine,
all'interno del rene o delle vie urinarie. Si tratta di una patologia
abbastanza frequente (il 10% della popolazione sviluppa nefrolitiasi
almeno una volta nella vita), con un picco di incidenza tra 35 e 45
anni. Questa condizione è spesso asintomatica e in circa il 5% dei
soggetti viene scoperta occasionalmente in seguito all’esecuzione di
accertamenti diagnostici ecografici o TAC. L’11-32% dei soggetti con
nefrolitiasi sviluppa sintomi o viene sottoposto ad interventi per la
rimozione dei calcoli entro 3-4 anni. Dopo un evento sintomatico non
trattato, il tasso di recidiva a 5 anni è compreso tra il 35% e il 50%.
Quali sono le cause?
Le cause principali della nefrolitiasi risiedono nella elevata
concentrazione urinaria di sali minerali e/o acido urico (dovuta ad una
loro eccessiva assunzione e/o scarso introito di liquidi) e nella
inadeguata presenza o efficacia di sostanze (citrato, magnesio) che
normalmente impediscono la precipitazione delle sostanze
suddette.
Fattori di rischio
Tra i fattori predisponenti sono stati identificati: sesso (i maschi
hanno un rischio tre volte superiore rispetto alle femmine di
sviluppare nefrolitiasi); perdita o scarsa assunzione di liquidi;
predisposizione familiare; infezioni croniche delle vie urinarie;
patologie gastriche; obesità; dieta a elevato contenuto di sodio,
zuccheri e proteine; clima caldo.
Possibili complicazioni
In assenza di trattamenti tempestivi e adeguati, possono svilupparsi le
seguenti complicazioni: infezioni del tratto urinario;
riduzione/perdita della funzionalità renale; recidiva della
nefrolitiasi; ostruzione dell’uretere (stretto canale che collega il
rene alla vescica).
Quali sono i sintomi?
Il sintomo principale della nefrolitiasi consiste nell’insorgenza di un
dolore intenso, improvviso e a carattere intermittente (colica renale).
Il dolore si localizza di solito al fianco e si irradia all’inguine.
Quando il calcolo, scendendo nell’uretere, si avvicina alla vescica si
possono manifestare altri sintomi: minzione frequente (pollachiuria) o
lenta e dolorosa (stranguria); urine torbide a volte con tracce di
sangue, febbre, nausea e vomito.
Come si esegue la diagnosi?
La diagnosi della calcolosi renale si avvale di esami di laboratorio
(analisi del sangue e delle urine) e strumentali (radiografia e
ecografia addominale). Per confermare la diagnosi di calcolosi renale
possono essere necessarie indagini più complesse, quali l’urografia con
mezzo di contrasto (per visualizzare in maniera completa e accurata il
sistema urinario), la TAC (consente di rilevare calcoli di dimensioni
molto piccole) e la pielografia retrograda, un’indagine radiografica
molto accurata che consente di studiare l’anatomia dell’uretere e della
pelvi renale.
Come si tratta?
In molti casi il calcolo viene espulso spontaneamente dalle vie
urinarie entro 48 ore dall’esordio dei sintomi e dopo un’adeguata
assunzione di liquidi (almeno 2 litri al giorno). Per favorire
l’espulsione dei calcoli si usano antispastici, per alleviare il dolore
si somministrano analgesici e antinfiammatori. Se il calcolo è troppo
voluminoso e blocca il flusso urinario o il dolore non può essere
controllato, si deve ricorrere alla litotripsia (tecnica di
frantumazione del calcolo con ultrasuoni o raggio laser) o, nei casi
estremi, all’intervento chirurgico.
È possibile prevenirla?
Per cercare di prevenire la calcolosi renale è necessario avere un
corretto stile di vita. Innanzitutto bisogna porre particolare cura
all’igiene intima ed eseguire regolare attività fisica. Tra le
raccomandazioni dietetiche è utile considerare le seguenti: bere molta
acqua; ridurre l’assunzione di cibi ad alto contenuto di ossalato
(spinaci, barbabietole, cioccolato, tè, caffè); moderare la quantità di
sale e di proteine animali; evitare l’assunzione di bevande alcoliche;
assumere molta frutta (mele, banane), verdura (cipolla, sedano,
carciofi) e cibi ricchi di magnesio (cereali integrali, mais, mandorle)
o di acido citrico (limone, marmellate).
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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