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Il sistema immunitario è una macchina complessa che ci protegge dagli attacchi di agenti
esterni come virus o batteri: in alcuni casi il meccanismo si altera e si rivolge contro l’organismo stesso, dando origine alle cosiddette malattie autoimmuni.
Self e non-self, ovvero appartenente al proprio organismo oppure no: sono questi due termini
inglesi che definiscono le due grandi categorie che il nostro sistema immunitario utilizza per
decidere se attivarsi o meno. Virus e batteri, per esempio, vengono immediatamente riconosciuti come non-self e di conseguenza attaccati per essere eliminati prima che possano
provocare danni seri, mentre i tessuti e le cellule dell’organismo vengono classificati come
self e non scatenano alcuna risposta immunitaria.
In presenza di una malattia autoimmune questa situazione ottimale cambia e la distinzione
tra self e non-self non risulta più così chiara al sistema immunitario, che aggredisce il proprio
organismo anziché difenderlo, perché lo riconosce come estraneo (non-self).
Questo errato riconoscimento si traduce in una delle tante malattie autoimmuni che colpiscono in particolare le donne nel mondo occidentale, dopo le patologie cardiovascolari e il cancro.
Un mondo vasto e variegato
Per malattie autoimmuni si intendono numerose patologie, dal diabete alle sindromi rare, i cui sintomi – in genere diversi a seconda del tipo e dello stadio della malattia – possono essere comuni a più di una patologia, per cui la diagnosi risulta difficile. In altri casi accade, inoltre, che più malattie autoimmuni si manifestino contemporaneamente nella stessa persona.
Queste patologie si possono dividere in due categorie: organo-specifiche (cioè legate al danno di un organo in particolare) e non organo-specifiche o sistemiche. Nel primo gruppo rientrano il diabete mellito di tipo 1 (pancreas), l’anemia perniciosa (stomaco) o la tiroidite di Hashimoto (tiroide), mentre il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide sono due esempi di malattie sistemiche.
Sulle cause che provocano questi comportamenti anomali del sistema immunitario, i ricercatori non sono ancora giunti a una risposta definitiva: probabilmente virus, tossine e batteri possono innescare reazioni di difesa errate in persone già predisposte geneticamente.
Dove va la ricerca
Attualmente non esiste un trattamento in grado di far guarire dalle patologie autoimmuni. La terapia più adatta dipende da molti fattori legati sia alle caratteristiche della persona malata sia a quelle della malattia.
I farmaci oggi in uso puntano a due obiettivi principali: la correzione di eventuali “mancanze” determinate dalla patologia e la diminuzione dell’iperattività del sistema immunitario.
Nel caso del diabete mellito, per esempio, ciò che manca è l’insulina dal momento che la malattia distrugge le cellule del pancreas responsabili della produzione di questo ormone.
La terapia consiste quindi nell’introdurre la sostanza mancante tramite iniezioni o speciali pompe che la rilasciano a seconda della necessità. Nelle malattie autoimmuni del sangue potrebbe invece essere necessario sostituire i componenti mancanti con trasfusioni.
Più complesso è il secondo obiettivo, ovvero la modulazione del sistema immunitario. In
questo caso la terapia mira a diminuire la risposta immunitaria, ma non ad eliminarla del
tutto per poter mantenere la capacità di difesa del sistema immunitario dagli attacchi esterni.
Gli approcci terapeutici utilizzati possono, quindi, tenere sotto controllo i sintomi o rallentare il decorso della malattia, ma i ricercatori di tutto il mondo continuano a lavorare per individuare sostanze capaci di riparare l’errore del sistema immunitario e non solo per “spegnere” la sua iperattività.
Le nuove strategie di ricerca puntano sulla genetica e sulla biologia molecolare per identificare i geni e i meccanismi alla base delle singole patologie e per poter progettare farmaci ad hoc.
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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