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"Nel 1961 l'aspettativa di vita era di 67 anni per gli uomini e 72 per le donne. Secondo le ultime rilevazioni si è passati a 79 anni per gli uomini e 84 per le donne. Un risultato che ha dell'incredibile, legato principalmente all'impatto che hanno avuto le scoperte nella medicina.
Vantaggi evidenti che però richiedono maggiore attenzione alle cure e alle terapie".
È quanto dice a Farmaci e vita il professor Giancarlo Comi, neurologo di fama mondiale, oggi presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) e Direttore dell'Istituto di Neurologia Sperimentale dell'Ospedale San Raffaele.
"Il 15% degli over 65 - aggiunge - soffre, infatti, di almeno due patologie croniche e quelle del cervello sono in primo piano. Grazie alle scoperte scientifiche si è fortemente ridotta la morte per cause cardiovascolari, ma non si è sostanzialmente modificata la qualità della sopravvivenza del cervello. Si rischia di avere un corpo sempre più giovane con un cervello non al pari del resto del corpo.
Ci sono quindi da una parte i "super vecchi" con una vita piena e dall'altra gli anziani con una qualità della vita ridotta".
Quali sono le patologie più frequenti legate all'invecchiamento della popolazione?
"Le patologie che colpiscono gli over 65 sono in particolare l'ictus cerebrale, terza causa di morte, e la demenza, quarta causa di morte. Mettendo insieme ictus e demenza si può stimare che una persona su cinque può avere a che fare con queste malattie. Una sfida che mette in rilievo il ruolo che la neurologia deve giocare nel prossimo futuro nei Paesi avanzati".
A ictus e demenze si aggiungono altre patologie?
"Non dimentichiamo il grande capitolo delle neuropatie, cioè i danni localizzati ai nervi periferici. Molto spesso ci si concentra sulle patologie del cervello e si dà meno importanza al sistema nervoso periferico.
Purtroppo le neuropatie distali simmetriche, prevalentemente causate dal diabete, da intossicazioni e da alterazioni del sistema immunitario, sono una realtà emergente nell'ambito delle patologie del sistema nervoso. Basti pensare che l'incidenza di queste patologie è del 5,7% negli over 65. Una realtà di cui forse non teniamo sufficientemente conto.
Una parte di queste neuropatie è curabile, a differenza di quanto generalmente si pensi anche se possono determinare disturbi sensitivi molto fastidiosi, che alterano il sonno e la qualità della vita".
Cefalee: com'è evoluto l'approccio diagnostico?
"Fare una diagnosi di cefalea è molto difficile perché ci si basa soprattutto sui sintomi e sul racconto del paziente. Recentemente però ha assunto un ruolo significativo la risonanza magnetica nucleare (RMN). Bisogna infatti considerare che circa il 20% dei pazienti che soffre di emicrania presenta delle micro alterazioni di segnale alla RMN che spesso vengono confuse con altre condizioni patologiche. Aver messo a punto dei criteri che permettono di differenziare la natura di queste alterazioni costituisce un traguardo importante.
La diagnostica differenziale è fondamentale soprattutto per le cefalee caratterizzate da un'insorgenza acuta, come quelle da sforzo.
Dal punto di vista terapeutico oltre al consolidamento del trattamento acuto, nell'ultimo decennio c'è stata una rivoluzione del trattamento cronico grazie all'uso di nuovi farmaci che agiscono sulla modulazione dei neuroni".
Una terapia - così come per altre patologie - sempre più selettiva e basata sulle caratteristiche personali?
"Si, questa è la strada della medicina del futuro e in particolare della cura delle cefalee.
Studi su alcune forme particolari di emicrania familiare hanno evidenziato il ruolo di alterazioni di canali ionici nelle patogenesi delle emicranie; attualmente sono in corso valutazioni estese sulla genetica dell'emicrania per individuare altri fattori patogenetici.
Ricordo che in tutte le malattie neurologiche cosiddette croniche (Parkinson, Alzheimer, Sclerosi Multipla, ecc.) esiste una multifattorialità ambientale e una multifattorialità genetica. Individuare questi fattori è un passo fondamentale per definire un trattamento personalizzato".
Neurologia e psichiatria: le due discipline sono davvero separate tra loro?
"Le due discipline seguono lo stesso organo. Però mentre la psichiatria si occupa degli aspetti relativi alla dimensione psichica, la neurologia si occupa della dimensione funzionale globale fisica e psichica, ma anche di nervi e muscoli.
I grandi sviluppi nella psichiatria in tema di genetica stanno però facendo venir meno il senso della divisione antica tra le due discipline, anche se tra gli aspetti peculiari della psichiatria rimane quello di capire come interagisce la funzionalità dell'organo con l'ambiente e con le relazioni interpersonali. Connessioni che, per certi versi, fa anche la neurologia.
Le due discipline mantengono quindi delle peculiarità ma l'area comune è estesa. Tutto è genetica e ambiente in senso lato".
E come vi state attrezzando per affrontare queste sfide?
"In passato si poteva fare molto poco perché non si vedeva "dentro" al cervello. Si diceva che il neurologo era un brillantissimo medico, ma non poteva verificare ciò che diagnosticava.
Ora non è più così e questo è dovuto in particolare agli sviluppi straordinari ottenuti con la Risonanza magnetica nucleare che consente di studiare sia la morfologia delle strutture cerebrali e dei nervi periferici, sia la funzione e la disfunzione del cervello.
La neurologia è una disciplina in continua evoluzione".
Quali sono le attività della Società Italiana di Neurologia? Che tipo di iniziative promuovete?
"La Società Italiana di Neurologia sta puntando molto sul potenziamento dell'aspetto educativo, con una Scuola superiore di Neurologia, dato che ad uno sviluppo esponenziale delle conoscenze biomediche corrisponde una contrazione delle attività di formazione e aggiornamento in quanto gran parte demandate ad iniziative private".
Una piccola rivoluzione, quindi
"È vero la SIN sta cambiando faccia: da società impegnata prevalentemente su aspetti scientifici sta diventando una società con compiti sempre più integrati con altre Istituzioni deputate al controllo della salute.
In particolare, dato che le patologie neurologiche includono patologie acute e patologie croniche, spesso ad alta complessità diagnostica e terapeutica, riteniamo opportuno essere coinvolti nella definizione di modelli assistenziali ed organizzativi".
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