L'ipertensione arteriosa

Fino alla nascita dei primi farmaci antipertensivi, la pressione alta è stata considerata una forma naturale di invecchiamento, contro la quale c'era ben poco da fare.

Negli anni '60, uno studio britannico e uno statunitense dimostrano per la prima volta che se si riducono i valori di pressione sanguigna diminuiscono anche i casi di infarto e ictus. Per intervenire sulla pressione, però, non ci sono farmaci, ma soltanto una dieta priva di sali minerali (la cosiddetta dieta Kempner, seguita da pochissimi pazienti perché estremamente ristretta e insipida) oppure un intervento chirurgico per recidere, a livello lombare, le terminazioni del sistema nervoso simpatico. Un metodo riservato, vista la sua invasività, solo ai pazienti più gravi e più giovani.

Medici, ricercatori e imprese del farmaco comprendono subito l'importanza di trovare un rimedio per questo disturbo, che tra l'altro riguarda un gran numero di persone. I primi farmaci (metildopa, reserpina, pentaquina, idralazina) hanno pesanti effetti collaterali, come vertigini, sonnolenza, impotenza, disturbi della visione, secchezza della bocca e stipsi. I primi diuretici vengono messi in commercio a metà degli anni '50: sono i primi farmaci efficaci nel ridurre la pressione con effetti collaterali meno pesanti dei precedenti e sono tuttora indicati in alcune situazioni cliniche. La loro scoperta è curiosa: i pazienti trattati con sulfonamide, sostanza utilizzata fin dagli anni '30 per combattere le infezioni batteriche, si accorgono che il farmaco aumenta la quantità di urina.

Nel 1949 il cardiologo William Schwartz somministra la sulfonamide a tre pazienti con grave scompenso cardiaco e tutti e tre migliorano sensibilmente. Schwartz pensa però che l'uso continuo di tale farmaco possa essere in qualche modo tossico. Il chimico Karl Beyer riesce allora a modificare la formula della sulfonamide, creando la clorotiazide. Il farmaco, somministrato a 10 pazienti ipertesi, riporta la loro pressione entro valori normali in pochi giorni.

Torna all'inizio

Nuove classi di farmaci
Dopo i diuretici vengono inventati i betabloccanti, il primo dei quali fu commercializzato negli anni '60. Questi farmaci rappresentano da subito un'innovazione nei metodi della ricerca: il propanololo, capostipite di questa classe, viene disegnato in laboratorio dal medico e biochimico James Black. In realtà, il ricercatore stava cercando una sostanza capace di bloccare l'azione dell'adrenalina sui recettori beta del cuore per curare l'angina pectoris, ma si rende conto che il blocco produce anche l'effetto di abbassare la pressione.

Per la prima volta è chiaro che si possono creare molecole disegnate in laboratorio per ottenere un effetto preciso. Un meccanismo, questo, alla base di tutte le scoperte farmacologiche per la cura dell'ipertensione, come i calcioantagonisti, gli inibitori dell'Angiotensin converting enzyme (i cosiddetti ACE-inibitori) e i più recenti sartani.

Torna all'inizio


REGISTRATI
Hai dimenticato la password?

È un corso sulle scoperte della scienza medico-farmaceutica,
in chiave storica e di attualità, sulle regole per un corretto uso dei farmaci e sulle prospettive che il mondo della ricerca può offrire ai giovani.
Il corso, già adottato in numerose classi del triennio superiore, è riservato agli insegnanti ed integralmente scaricabile.

  Disclaimer © 2007, Tutti i diritti riservati