Schizofrenia


La schizofrenia è un disturbo psichiatrico grave, altamente invalidante, con un forte impatto sulle capacità del paziente nel relazionarsi con gli altri, prendere decisioni e partecipare alla vita che lo circonda, coinvolgendo profondamente anche il nucleo famigliare. L'evoluzione della malattia è variabile, con un terzo circa dei casi che ottiene remissione sintomatica e sociale completa, mentre la maggioranza dei pazienti manifesta una forma cronica e ricorrente.
La schizofrenia compare solitamente in età adolescenziale o giovanile, più precocemente tra gli uomini (tra i 17 e i 30 anni) e più tardi nelle donne (20-40 anni). L'esordio può essere acuto, indice di una prognosi più favorevole, oppure può essere preceduto da un periodo in cui il soggetto si chiude in sé stesso, interrompe le relazioni sociali e, spesso, non è in grado di lavorare o studiare.

Diffusione
Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 24 milioni di persone nel mondo soffrono di schizofrenia. La malattia ha un'incidenza sovrapponibile tra i due sessi e non vi sono differenze tra razza, territorio e classi sociali: un dato, questo, che sottolinea come tale disturbo non sia correlato a emarginazione o disagio sociale.

Cause
Le cause non sono ancora note, sembra però che i fattori ereditari giochino un ruolo di rilevo nell'insorgenza della patologia. L'importanza della componente genetica è stata, infatti, evidenziata dalla maggiore incidenza della malattia tra i famigliari dei pazienti rispetto alla popolazione generale. Anche i fattori ambientali sembrano avere un ruolo rilevante nell'insorgenza della malattia, in particolare durante la fase di sviluppo della persona colpita.

Sintomi
I sintomi della malattia possono presentarsi solo in alcuni momenti, oppure in modo stabile e cronico. Nel primo caso, durante i periodi di remissione, una persona con schizofrenia può condurre una vita relativamente "normale” e può essere socialmente attiva.
I sintomi principali vengono generalmente distinti in sintomi "positivi", tra cui deliri, allucinazioni (uditive o visive) e disturbi del pensiero e sintomi "negativi", quali apatia, appiattimento affettivo, difficoltà nell'eloquio, difficoltà a mantenere l'attenzione. Questi ultimi sono i sintomi più difficili da interpretare, hanno un'evoluzione lenta e graduale, soprattutto inizialmente, e possono essere confusi con sintomi depressivi.

Trattamento
Seppure non esista una cura specifica per la schizofrenia, oggi la malattia risulta controllabile mediante la terapia farmacologica e la psicoterapia. Il principale limite all'efficacia di tali trattamenti è dato dalla ridotta compliance del paziente, che spesso si rifiuta di assumere i farmaci e seguire una psicoterapia, principalmente perché non percepisce il suo stato di malattia e, di conseguenza, la necessità di una cura, oppure a causa degli effetti collaterali dei farmaci o della percezione di una mancata efficacia del trattamento in atto.
La terapia farmacologica per la schizofrenia è costituita dai farmaci antipsicotici, che agiscono andando a "riequilibrare" l'attività di particolari sostanze in grado di veicolare i messaggi tra i neuroni (neurotrasmettitori) a livello del cervello.
I primi antipsicotici, detti "convenzionali", introdotti negli anni '50, si sono mostrati efficaci nel controllare unicamente i sintomi detti "positivi" della malattia.
Gli antipsicotici "atipici", introdotti solo successivamente e caratterizzati da un meccanismo d'azione diverso dagli antipsicotici convenzionali, sono in grado di controllare anche i sintomi "negativi" della malattia.
Un aspetto da considerare sono i possibili eventi avversi che si possono manifestare con questi farmaci quali, per esempio, sonnolenza e in alcuni casi diminuzione del desiderio sessuale e aumento di peso e un quadro simile a quello dei malati di Parkinson. Rara ma grave è la "sindrome maligna da neurolettici" che può mettere a rischio la vita del paziente.

La psicoterapia rappresenta un utile sostegno non solo per i pazienti, ma anche per i famigliari, direttamente coinvolti nella malattia, con forti ripercussioni sulla qualità di vita e ai quali è richiesto un impegno particolare per affrontare e gestire la malattia del famigliare.

Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione

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