Il reflusso gastroesofageo e la malattia da reflusso gastroesofageo

Di cosa si tratta?
Il reflusso gastroesofageo, noto erroneamente anche come reflusso acido, si manifesta quando il contenuto dello stomaco (che può essere liquido o solido) risale nell’esofago. Rappresenta un normale processo che si riscontra a tutte le età, è solitamente di breve durata e non dà origine ad alcuna sintomatologia.

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è una patologia, generalmente cronica e recidivante, che insorge quando il reflusso gastroesofageo diventa patologico (con episodi molto frequenti durante le 24 ore, soprattutto dopo un pasto abbondante), causa sintomi tipici (pirosi e/o rigurgito, almeno 2-3 volte alla settimana) e/o lesioni della mucosa esofagea. Nel primo caso si parla di malattia non erosiva, nel secondo di esofagite da reflusso. La prevalenza di MRGE è uguale nei due sessi, con un picco intorno ai 35-45 anni; le complicanze, quali la stenosi esofagea, l’ulcera esofagea e l’esofago di Barrett (condizione clinica in cui il tessuto di rivestimento dell’esofago viene sostituito da un epitelio colonnare, simile a quello che riveste le pareti dello stomaco o dell’intestino) sono rare nei giovani e più frequenti sopra i 60 anni. Esistono anche delle manifestazioni extra-esofagee con sintomi atipici, come tosse cronica, laringite da reflusso, esacerbazione dell’asma.

Quali sono le cause?
Disfunzione dello sfintere esofageo inferiore (lo sfintere, che si rilassa per consentire l’entrata degli alimenti nello stomaco, è generalmente tonicamente contratto per prevenire il reflusso di contenuto gastrico in esofago), una ridotta peristalsi esofagea che favorisce lo svuotamento del materiale refluito e un’alterazione della motilità dello stomaco, con ritardo dello svuotamento gastrico. Quanto più a lungo il contenuto (acido e non) dello stomaco rimane a contatto con la mucosa esofagea, tanto più severe saranno le lesioni e intensi i sintomi prodotti.

Fattori di rischio
Ernia iatale (passaggio di una porzione dello stomaco dall'addome al torace attraverso un foro, lo iatus, del diaframma), obesità, gravidanza, asma, diabete, fumo.

Quali sono i sintomi?
La sintomatologia della MRGE è caratterizzata da: bruciore dietro lo sterno (pirosi) con frequenti rigurgiti di contenuto gastrico acido, dolore toracico o addominale, deglutizione dolorosa o difficile, dolore a livello del cardias, nausea dopo i pasti. Fra i sintomi extradigestivi ricordiamo: tosse cronica, pesantezza di stomaco, raucedine, senso di soffocamento al risveglio.

Come si effettua la diagnosi?
La malattia da reflusso gastroesofageo viene normalmente diagnosticata sulla base dei sintomi e della risposta al trattamento, senza necessità di test particolari. In presenza di segni/sintomi gravi (sanguinamento, dolore toracico, inspiegabile perdita di peso, sensazione di soffocamento) o in caso di diagnosi incerta vengono effettuati i seguenti esami strumentali:
  • endoscopia esofago-gastro-duodenale (tecnica che prevede l’inserimento di una sonda flessibile a fibre ottiche attaverso la cavità orale fino a raggiungere il duodeno);
  • studio della motilità dell'esofago e del cardias (manometria esofagea);
  • radiografia dell'esofago e dello stomaco che, grazie al mezzo di contrasto utilizzato (bario), permette di studiare il profilo di tali organi.

Qual è il trattamento?
Se i sintomi sono lievi, è generalmente sufficiente modificare lo stile di vita: ridurre lo stress, aspettare almeno 2-3 ore prima di coricarsi sdraiandosi eventualmente con la testa sollevata dal letto di 15-20 cm, ridurre il peso se si è obesi o in sovrappeso, non fumare, evitare vestiti attillati, non guidare subito dopo i pasti. È opportuno inoltre consumare pasti leggeri, masticare lentamente, evitare cibi grassi, caffè, cioccolato, bevande gassate e alcol preferendo invece alimenti ricchi di proteine come carne, uova e pesce (preparati con metodi di cottura salutari), o ricorrere a farmaci da banco (antiacidi o formulazioni contenenti alginati).
Se i sintomi sono moderati o severi, non hanno risposto alle suddette raccomandazioni o sono comparse complicazioni, si rendono necessari farmaci antisecretori (H2-antagonisti o inibitori della pompa protonica) per ottenere un sollievo sintomatologico e prevenire o curare i danni provocati dal contatto del contenuto gastrico refluito in esofago.

Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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