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L’osteoporosi è una malattia a carico del tessuto osseo, caratterizzata dalla riduzione quantitativa della massa (si riduce il quantitativo minerale osseo, in particolare di calcio) e da alterazioni della microarchitettura dell'osso, con conseguente aumento della fragilità e del rischio di fratture da traumi minimi.
Il rischio di osteoporosi e, quindi, di frattura, è aumentato nel corso degli ultimi decenni, con l’allungamento della vita media della popolazione. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1990 nel mondo si sono verificate circa 1.700.000 fratture del femore e ne sono previste 6.300.000 per il 2050. Questi numeri impongono una sempre maggiore attenzione da parte delle organizzazioni sanitarie per identificare i soggetti a rischio e le terapie più appropriate.
Chi colpisce
L’osteoporosi compare con frequenza crescente all’aumentare dell’età. L’andamento fra i due sessi risulta però differente: mentre nell’uomo l’incidenza della malattia cresce gradualmente, nella donna rimane molto bassa fino alla menopausa, quando si osserva un aumento significativo. L’attività ovarica rappresenta, infatti, un fattore difensivo nei confronti del danno osteoporotico, anche se la natura della protezione è tutt’altro che chiara. Dopo la menopausa il fattore protettivo viene meno e la donna tende ad ammalarsi in misura maggiore rispetto all’uomo.
Fattori di rischio e cause
L'osteoporosi si classifica in primaria, tipica della post-menopausa e dell'età senile in entrambi i sessi, e in secondaria, causata da malattie non ossee, farmaci (principalmente corticosteroidei) e sostanze tossiche.
I principali fattori di rischio per l’insorgenza dell’osteoporosi sono:
• sesso femminile
• storia familiare di osteoporosi
• ridotti livelli di estrogeni nelle donne (menopausa, amenorrea, rimozione chirurgica delle ovaie)
• fumo
• eccessivo consumo di alcool
• vita sedentaria
• dieta povera di calcio
• ridotti livelli di vitamina D (dieta povera di vitamina D o malassorbimento intestinale della vitamina dovuta a celiachia o cirrosi biliare primaria)
• ipogonadismo negli uomini
• stato di infiammazione cronica dovuto a malattie croniche (artrite reumatoide)
• ipertiroidismo
• farmaci (eparine, corticosteroidi a lungo termine)
Come viene diagnosticata?
Attualmente la tecnica impiegata per la diagnosi di osteoporosi è la DEXA (densitometria ossea a raggi X a doppia energia), esame assolutamente indolore e privo di rischi che, mediante la misurazione dell’assorbimento di un raggio X da parte del tessuto osseo, permette di stabilire il contenuto di calcio.
La gravità dell’osteoporosi viene misurata dal valore del T-score, parametro specifico che definisce la densità ossea del paziente rispetto alla densità ossea di un soggetto giovane adulto. Tale valore permette di identificare condizioni di osteopenia (modesta riduzione del contenuto minerale osseo) o osteoporosi.
Quali sono i sintomi principali?
La malattia può essere asintomatica per lungo periodo, dato che gli unici sintomi correlati alla malattia sono le fratture ossee che, se non causano dolore, possono non essere identificate subito. I dati epidemiologici dimostrano che solo il 50% dei pazienti rimane autosufficiente dopo una frattura di femore e che la qualità di vita successiva viene comunque compromessa. Le conseguenze delle fratture vertebrali sono meno drammatiche ma, specie se le vertebre fratturate sono due o più, ne possono derivare dolore continuo alla schiena, riduzione della motilità, cifosi (incurvamento in avanti della colonna vertebrale), riduzione della statura, difficoltà respiratorie.
Prevenzione e trattamento
La prevenzione delle fratture ossee mediante la riduzione della perdita del tessuto osseo o, preferibilmente, l’aumento della densità ossea, rappresenta il principale obiettivo del trattamento dell’osteoporosi. Una diagnosi precoce può contribuire a ridurre in maniera significativa il rischio di fratture future.
In generale, l’osteoporosi si può trattare modificando lo stile di vita e usando farmaci in grado di rallentare la perdita del tessuto osseo.
Modificazioni dello stile di vita:
• esercizio fisico che, favorendo lo sviluppo di un buon equilibrio e aumentando la forza muscolare, è utile soprattutto per ridurre il rischio di cadute;
• riduzione del fumo di sigaretta; il fumo di un pacchetto di sigarette al giorno sembra correlato alla riduzione del 5-10% della massa ossea. Il fumo di sigaretta, infatti, riduce i livelli di estrogeni e può causare perdita di tessuto osseo in donne in pre-menopausa;
• assunzione di alimenti ricchi di calcio e di vitamina D (latte e suoi derivati, uova, pesce, frutta secca, alcune acque minerali). Qualora risulti insufficiente l’apporto di calcio e di vitamina D con la dieta, si rende necessario integrarli ricorrendo a un supplemento di sali di calcio associati o meno a vitamina D.
Farmaci in grado di rallentare la perdita di tessuto osseo:
• terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni;
• bifosfonati;
• modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM);
• calcitonina.
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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