1940-50: il decennio degli antibiotici

La fermentazione industriale consente di produrre la penicillina in grande quantità. Le imprese del farmaco avviano così la ricerca per combattere i microrganismi, con antibiotici sempre più potenti.

Nei primi decenni del XX secolo le tecniche di fermentazione industriale, alla base anche della produzione degli antibiotici, progrediscono vistosamente, soprattutto grazie al lavoro di Chaim Weizmann (1874-1952), che riesce a utilizzare il Clostridium acetobutylicum per la produzione dell'acetone dall'amido. L'acetone è a quell'epoca indispensabile per la fabbricazione della cordite, l'esplosivo prediletto dall'esercito inglese, e il nuovo processo si diffonde presto in tutto il Commonwealth. Tuttavia, la sintesi della penicillina presenta difficoltà di diverso ordine, in primo luogo per la sensibilità del prodotto ai cambiamenti di pH e alle tracce di metalli pesanti che rimangono nel liquido di fermentazione.

Ad ogni modo, l'era degli antibiotici è iniziata e la preparazione della penicillina raggiunge rapidamente livelli utili per sostenere lo sforzo bellico. Nel 1948 il monopolio anglo-americano della penicillina viene infranto da Domenico Maretta, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità italiano, che chiama Ernst Chain a dirigere il Centro Internazionale di Chimica microbiologica a Roma.

A partire dai primi anni '40 tutte le maggiori imprese del farmaco si concentrano sulla ricerca di sostanze in grado di combattere i microrganismi: nel 1943 Selman A. Waksman isola la streptomicina, attiva in diverse infezioni che non rispondono al trattamento con penicillina; nel 1948 Benjamin Duggar ottiene l'aureomicina. Negli anni '50 si dimostra che quest'ultima è un derivato della tetraciclina, sostanza madre di una nuova classe di antibiotici a largo spettro, utili nella terapia di numerose malattie.

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