Anni Ottanta: emergenza AIDS

A partire dall'inizio degli anni '80 inizia a farsi strada la consapevolezza che una nuova sindrome si sta affacciando negli annali della medicina.

Nel 1984 in Francia, l'Istituto Pasteur individua un virus che sembrerebbe legato alla Sindrome dell'Immunodeficienza Acquisita (AIDS).
I ricercatori iniziano a rendersi conto che questa malattia colpisce gli uomini con comportamenti omosessuali, soggetti emofilici e altri gruppi, come i tossicodipendenti, non solo negli USA ma in tutto il mondo. Diventa chiaro che ci si trova di fronte a una nuova malattia che distrugge il sistema immunitario rendendolo facile preda di infezioni che in condizioni di buona salute potrebbero essere facilmente contrastate dall'organismo. Ci si rende conto che un agente infettivo trasmissibile è il responsabile del rapido diffondersi di questa malattia: l'HIV (Human Immunodeficiency Virus) viene identificato come l'agente che causa l'AIDS. Nel 1985 vengono messi a punto i primi test per individuare la presenza di anticorpi anti-HIV.

Il mondo si organizza contro l'AIDS
Ad Atlanta i CDC (Center for Diseases Control and Prevention) organizzano la I Conferenza Internazionale sull'AIDS.
L'OMS sponsorizza il congresso: 2000 ricercatori in rappresentanza di 30 nazioni prendono coscienza dell'esistenza del focolaio africano. Nel 1986 viene pubblicato il primo report statunitense sull'AIDS che richiama l'attenzione sulla necessità di dare informazioni sulle modalità di contagio. A Parigi si svolge la II Conferenza Internazionale sull'AIDS. Si hanno le prime stime sull'infezione in Africa. L'OMS stima tra i 5 e i 10 milioni i sieropositivi nel mondo. Emerge con chiarezza l'importanza delle campagne preventive e si inizia a parlare di farmaci promettenti nel contrastare l'infezione. Le imprese del farmaco sono infatti in prima linea nella battaglia contro il virus. Nel 1987 viene approvata la prima molecola anti-AIDS, è l'AZT (azidotimidina). L'anno dopo, il 1° dicembre, viene celebrata, per la prima volta, la giornata mondiale contro l'AIDS. Nel 1991 si ha l'approvazione di un nuovo farmaco anti-AIDS: è la DDI (didanosina), e anch'essa, come l'AZT, inibisce un enzima necessario alla replicazione del virus, la transcriptasi inversa. La vera svolta nella terapia dell'AIDS si ha però con la comparsa, agli inizi degli anni '90, degli inibitori della proteasi, farmaci in grado di eliminare il virus dal sangue, sebbene non di guarire del tutto la malattia. L'agente infettivo rimane infatti nei linfonodi e negli organi del sistema immunitario, come la milza.

La terapia attuale dell'infezione da HIV (da non confondersi con l'AIDS, che è il nome della malattia conclamata, quando compaiono cioè i sintomi) si basa sulla combinazione di almeno tre farmaci, per prevenire la comparsa di resistenze. Con questa strategia, le persone infettate possono condurre una vita normale e convivere con quella che, fino a pochi anni fa, era una malattia inesorabilmente mortale.

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