Acido acetilsalicilico: un farmaco ancora attuale

Le proprietà della corteccia del salice erano note sin dall'antichità. Ma è grazie a un ricercatore tedesco che per la prima volta viene sintetizzata in laboratorio una molecola con attività farmacologica.

Erodoto narra nella sua "Storia di Roma" che esiste un popolo stranamente più propenso di altri a non ammalarsi; tale popolo usa mangiare le foglie di salice. Ippocrate descrive, nel V secolo a.C., una polvere amara estratta dalla corteccia del salice che è utile per alleviare il dolore e abbassare la febbre. Un rimedio simile è citato anche dai sumeri, dagli antichi egizi e dagli assiri. Anche i nativi americani lo conoscono e lo usano per curare mal di testa, febbre, muscoli doloranti, reumatismi e brividi.

La sostanza attiva dell'estratto di corteccia del salice bianco (Salix alba), chiamato salicina, viene isolata in cristalli nel 1828 da Henri Leroux, farmacista francese, e da Raffaele Piria, chimico italiano. La salicina è una sostanza acida quando viene sciolta in acqua (una sua soluzione satura ha pH 2,4), per questo viene ribattezzata acido salicilico. Il composto viene isolato anche dai fiori di olmaria (Spiraea ulmaria) da alcuni ricercatori tedeschi nel 1839.

Nel 1897 Felix Hoffmann, dopo l'idea del suo superiore Arthur Eichengrün, entrambi chimici impiegati presso un'azienda farmaceutica, attacca al gruppo ossidrile (-OH) dell'acido salicilico un gruppo acetile, formando l'acido acetilsalicilico. Tale composto presenta gli stessi effetti terapeutici dell'acido salicilico, ma con minori effetti collaterali. Nasce così il primo farmaco sintetico - una molecola nuova, non una copia di una molecola già esistente in natura - e con esso la moderna industria farmaceutica. Il meccanismo di azione dell'acido acetilsalicilico fu scoperto in dettaglio solamente nel 1970.


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