Dai sedativi agli antidepressivi

Una rivoluzione epocale: anche la mente è parte del corpo.

L'evoluzione della farmacologia non poteva non coinvolgere l'ambito della psiche. Negli anni a cavallo tra il 1950 e il 1960 si assiste a una trasformazione radicale, una rivoluzione la cui portata è paragonabile, per i suoi effetti, a quella degli antibiotici nel campo delle infezioni. Stiamo parlando dei farmaci per il sistema nervoso centrale, cioè uno tra i gruppi di medicinali oggi più usati al mondo. Un primo passo significativo viene fatto da Henri Laborit, nel 1952, quando propone l'uso della cloropromazina, già nota come antistaminico. È con questo farmaco che i malati psichici vengono per la prima volta liberati dalle loro camicie di forza, dati i suoi effetti sedativi. La cloropromazina è il capostipite di una nuova categoria di farmaci, chiamati neurolettici, in grado di curare le psicosi gravi.

Nel 1955, Frank M. Berger scopre il meprobamato, un ansiolitico che all'epoca sembrava potesse risolvere i problemi dell'ansia. La prima benzodiazepina viene scoperta poco tempo dopo, nel 1957, grazie alle ricerche di Leo Sternbach: è il clorodiazepossido. Per i suoi esperimenti usa le scimmie rhesus, in genere molto aggressive, assieme a tigri e linci. Quando viene loro somministrato il nuovo farmaco si lasciano accarezzare docili, senza peraltro addormentarsi.

Il primo antidepressivo è stato l'imipramina, una molecola che si pensava essere soltanto un sedativo. Il merito della scoperta spetta a Rolan Kuhn che, nel 1958, lo somministra per la prima volta a pazienti depressi. A partire da questo farmaco prendono l'avvio numerosi studi che portano alla realizzazione degli antidepressivi triciclici che ancora oggi costituiscono un'importante categoria di farmaci psichiatrici. Negli anni '90 fanno la loro comparsa sul mercato i cosiddetti farmaci antipsicotici atipici, olanzapina e risperidone. Rispetto ai composti più vecchi, risultano più maneggevoli e consentono di trattare i pazienti psichiatrici gravi, come gli schizofrenici, anche presso il proprio domicilio e con effetti collaterali minori rispetto ai neurolettici classici. Si tratta di un ulteriore passo avanti che permette ai malati psichiatrici di svolgere una normale vita di relazione e lavorativa.

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