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Il termine
“allergia” deriva dal greco “allos”, diverso e “ergon”, effetto,
coniato nel 1906 dal pediatra viennese Carl Von Pirquet per indicare un
soggetto che presenta risposte esagerate dell’organismo a stimoli che
solitamente non causano alcuna risposta nella maggior parte delle
persone. Solo negli anni 1966-67 i coniugi giapponesi K. e T. Hishizaka
dimostrarono l’esistenza di una nuova classe di anticorpi, le
immunoglobuline E, responsabile delle manifestazioni allergiche
nell'uomo. Nel 1986, i ricercatori americani R.L. Coffman, T. Mosmann,
W.E. Paul e F.D. Finkelman scoprirono l’importanza di alcune citochine
nella sintesi delle IgE nel topo, che è stata poi dimostrata nell’uomo
da S. Romagnani.
Cos’è la rinite allergica?
È una malattia infiammatoria cronica della mucosa nasale provocata
dall'esposizione a sostanze definite allergeni. Secondo l’OMS,
Organizzazione Mondiale della Sanità, la rinite allergica è la
patologia più comune nell’adulto e nel bambino, in costante aumento in
tutto il mondo. In Italia la prevalenza è tra il 10 e il 20%, con un
picco di incidenza nei giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni, in
maggioranza donne. La rinite allergica può manifestarsi soltanto in
alcune stagioni o durante tutto l’anno.
Quali sono le cause?
La causa principale risiede nell’ipersensibilità del sistema
immunitario che reagisce in maniera eccessiva agli allergeni diffusi
negli ambienti chiusi e negli spazi aperti, quali polvere, pollini,
spore o muffe. L’esposizione a queste sostanze induce l’organismo a
produrre anticorpi specifici, le IgE, che si legano alla superficie
delle cellule del sistema immunitario presenti nelle mucose e nei
tessuti epidermici del sistema respiratorio, attivandole. Queste
cellule rilasciano sostanze irritanti, le istamine, responsabili dei
sintomi clinici. Pollini e muffe provocano la rinite stagionale, mentre
allergeni presenti nell’ambiente domestico o lavorativo durante tutto
l’anno sono all’origine della rinite persistente.
Quali sono i fattori di rischio?
I fattori di rischio certi sono l’inquinamento ambientale, la storia
familiare di allergie, l’asma, l’esposizione agli allergeni domestici e
lo svezzamento precoce e i livelli sanguigni elevati di IgE.
Quali sono i sintomi?
I sintomi che si manifestano subito dopo l’esposizione agli allergeni
includono naso gocciolante, prurito, lacrimazione degli occhi, starnuti
e problemi nel percepire gli odori, che si trasformano in congestione,
infiammazione delle mucose e tosse continua. A questi, possono
aggiungersi delle difficoltà respiratorie gravi e complicanze quali
sinusite acuta o cronica, otite, poliposi nasale, disturbi del sonno,
sindrome rinobronchiale. Nella maggior parte dei casi, l’allergia non
dà luogo a gravi conseguenze, ma influenza fortemente la capacità
lavorativa, di apprendimento e di svolgimento delle mansioni quotidiane.
Sulla base dell’intensità e della durata della sintomatologia, la
rinite allergica viene classificata come:
- intermittente, con sintomi presenti per
meno di quattro giorni a settimana o meno di quattro settimane l’anno;
- forma persistente, con sintomi presenti
per più di quattro giorni a settimana e per più di quattro settimane
l’anno;
- lieve, con assenza di disturbi che
interferiscono con la vita quotidiana;
- moderata-severa, con disturbi del sonno
e/o che interferiscono con la vita quotidiana.
Come viene diagnosticata?
Viene diagnosticata dall’allergologo con l’esame obiettivo e il
colloquio volto a valutare l’intensità e la frequenza dei sintomi, le
occasioni in cui si presentano, la familiarità, la presenza di animali
domestici in casa, le abitudini alimentari e di vita. Sulla base di
quanto emerso dal colloquio, l’allergologo può prescrivere dei test
cutanei o degli esami del sangue confirmatori. I test cutanei vengono
eseguiti graffiando o iniettando sottocute degli estratti dei diversi
allergeni che danno gonfiore moderato e arrossamento in caso di
reazione. L’esame del sangue permette una ricerca più accurata delle
IgE. Un altro esame che può aiutare la diagnosi è la conta degli
eosinofili, che aumentano in caso di allergia.
Come si tratta?
I sintomi possono essere controllati con l’assunzione di farmaci,
decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali. Nel caso di
sintomi che si protraggono o di maggiore intensità, è possibile
effettuare l’immunoterapia (vaccino) che prevede una serie di iniezioni
con l’antigene di interesse a concentrazioni crescenti fino a
raggiungere l’immunizzazione.
È possibile prevenirla?
La miglior prevenzione è evitare il contatto e allontanare l’allergene
responsabile della risposta infiammatoria, ad esempio non
rimanendo all’aperto nel periodo di migrazione dei pollini, chiudendo
le finestre e utilizzando filtri dell’aria e sistemi di condizionamento.
Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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