L'Ottocento e i primi farmaci: gli anestetici

La scoperta degli anestetici è una conseguenza diretta della guerra. Si individua la morfina, la medicina di Morfeo che apre le porte alla terapia del dolore.

Per secoli i chirurghi sono stati temuti come carnefici perché operavano senza disporre di mezzi adatti per controllare il dolore ed evitare ai pazienti sofferenze atroci. Fino al 1800, anno in cui fu usato per la prima volta un anestetico, gli interventi chirurgici assomigliavano più a una tortura che non a una pratica medica.

Agli inizi del XIX secolo, Europa e Americhe sono travagliate da guerre e scontri, e l'esigenza di interventi di chirurgia in guerra diventa routine. Insostenibili sono le sofferenze per le mutilazioni e le amputazioni cui si sottopongono i militari in seguito alle ferite riportate.
In questo scenario, William Thomas Green Morton, dentista di Boston, inventa l'anestesia generale. Morton scopre che l'etere, una sostanza in realtà già nota fin dal '500, fa cadere il paziente in uno stato di sonno profondo, che consente al chirurgo di operare senza dover infliggere dolori tremendi. Inizialmente, l'anestesia con etere incontra dei problemi nella produzione e nella gestione dell'etere stesso. È altamente infiammabile, esplode con facilità e produrre un etere di qualità, che non sia tossico per il paziente, non è facile. Questi problemi si risolvono in parte producendo l'etere direttamente nel luogo dove avviene l'operazione.

Un ulteriore passo avanti nella storia della farmacologia lo compie, nel 1817, un farmacista di Hannover, Friedrich Serturner, che nella sua farmacia isola e identifica per la prima volta la morfina, cui viene dato questo nome in onore di Morfeo, il dio del sonno. All'inizio viene utilizzata per curare l'alcolismo e le patologie connesse. Durante la seconda metà dell'800 la morfina viene massicciamente utilizzata, grazie alle sue proprietà analgesiche, per dare sollievo ai tanti militari vittime di traumi bellici.

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